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Non solo Iside: il culto di Bes e la danza nell’Antico Egitto

Immagine del redattore: francescaturtulicifrancescaturtulici

Aggiornamento: 5 nov 2022


Quando si parla di danza rituale nell’Antico Egitto, tutte le danzatrici e appassionate di danza del ventre si sentono prese direttamente in causa, rivendicando l’origine dei movimenti di quest'antica arte dalle sacerdotesse della dea Iside, protettrice della maternità, della fertilità e della magia o da Hathor, dea Madre per eccellenza, divinità della gioia e dell’amore, ma anche regina dei morti e dell’aldilà, legata alla sessualità, alla musica e alla danza (chiamata infatti “Signora della danza” o "della musica”).


Pochi però sanno che nella religione egizia più privata, quella praticata a livello domestico e familiare, un altro era il “patrono” dei danzatori e delle danzatrici: il dio Bes, protettore delle donne incinte, del parto e dei neonati, rappresentato come un nano deforme, dalle gambe ricurve, il volto imbronciato, provvisto di coda e spesso di una corona di piume.

Insomma, non proprio una raffigurazione ricollegabile idealmente alla danza! Era un dio, se non minore, perlomeno secondario, una divinità del focolare, a cui non erano dedicati templi né culti ufficiali, ma era venerato sin dai tempi dell'Antico Regno, fino al periodo tolemaico e alla conquista dell’Egitto da parte dell'Impero Romano.


Le persone omaggiavano Bes nelle proprie abitazioni o nelle "case della nascita", dove la sua immagine, intagliata sui mobili e sui letti, o decorata su amuleti e oggetti usati per contenere o applicare il trucco, diveniva presenza costante nella vita quotidiana delle persone. La sua forza apotropaica era in grado di respingere il male e proteggere contro la sfortuna grandi e piccini che, intrattenuti dalle sue smorfie e linguacce e cullati dalle sue canzoni, potevano dormire sonni tranquilli, liberi da incubi, fantasmi e spiriti maligni.

In queste rappresentazioni artistiche di tipo domestico, Bes appariva intento a ridere, danzare e cantare, spesso accompagnato da un tamburello, come nella statuetta in legno del 1300 a.C. conservata al British Museum. Insomma un grande intrattenitore.

E quando si vedeva un bimbo ridere senza alcun motivo, si pensava addirittura che fosse responsabilità dello stesso Bes.


In quanto dio della gioia, del matrimonio e del divertimento, era anche fortemente legato alla danza, movimento spontaneo nei bambini. Si dice che le musiciste e danzatrici egiziane esibissero regolarmente amuleti o tatuaggi della divinità per favorire la loro ispirazione artistica. Alcuni egittologi raccontano di una danzatrice egiziana, Isadora di Artemisia, vissuta nel 206 d.C., famosa ballerina di crotali (i nostri sagat), che aveva un tatuaggio di Bes sulla coscia.

Le più importanti raffigurazioni del dio sono state ritrovate in alcune case di operai a Deir el-Medina, nei pressi di Luxor, la stessa località da cui proviene l’ostrakon con la famosa danzatrice in posizione acrobatica risalente al Nuovo Regno, oggi conservata al Museo Egizio di Torino, divenuta per tutti simbolo della danza nell’Antico Egitto.


Un dio nano protettore della gioia, della vitalità e della danza, che da oltre tremila anni ci ricorda come la bellezza della nostra arte sta sempre nelle piccole cose…

 

Bibliografia:

- Mario Tosi, Dizionario enciclopedico delle Divinità dell'Antico Egitto, Ananke, Torino, 2004

- Joshua J.Mark, Music & Dance in Ancient Egypt,in Ancient History Encyclopedia, 2017

- Origins of Oriental Dance: Ancient Egypt

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